Marketing emotivo | Marketing linee guida (Parte 27)
Le emozioni ci guidano nelle scelte della vita, che lo vogliamo o no, questa è la realtà a meno che il nostro nome non sia Spok e veniamo dal pianeta Vulcano!
Per questo motivo le imprese cercano di utilizzare il marketing emotivo per far sì che possiamo concludere un’azione, generalmente quella di acquistare un bene o un servizio, oppure ottenere un contatto telefonico o via posta elettronica.
Sul web questo genere di azione viene chiamata “Call to action”, ossia letteramente “Chiamata all’azione”, quindi a fare qualcosa, in pratica si tratta semplicemente di marketing emotivo.
Le aziende di solito usano stimolare le nostre emozioni con frasi come “Dash, il detersivo che lava così bianco, ma così bianco che più bianco non si può”, questo ha convinto migliaia di massaie a provare il detersivo pubblicizzato dando ragione a chi aveva pensato a stimolare la loro azione con questa frase emozionale.
Questo genere di marketing ha funzionato alla perfezione fino a quando le massaie si sono trovate a provare altri prodotti simili, dovendo riconoscere qualità simili a quelle del più famoso concorrente.
Ma perché è successo questo, ossia, perché le casalinghe si sono trovate a provare altri detersivi se esisteva già quello che “lavava più bianco degli altri”?
Per il semplice motivo che la concorrenza spesso copia, lo fa fino a quando il vantaggio non si esaurisce, a quel punto bisogna trovare altri mezzi per convincere il pubblico della bontà, o meglio, dell’unicità del proprio prodotto.
Naturalmente chi fa questo passo per primo, acquista un notevole vantaggio sui propri concorrenti, questo è ovvio.
Insomma, è una storia infinita che si ripete infinite volte, ma ovviamente questo non deve minarci in alcun modo, anzi, se la concorrenza copia quello che facciamo, significa chiaramente che stiamo percorrendo la strada giusta e siamo un passo avanti rispetto agli altri che operano nel nostro stesso settore!
Siamo giunti al punto che le imprese cercano di stimolare le emozioni che scaturiscono dal cuore, in questo modo riescono ad ottenere risultati ancora migliori, anche per il fatto che il pubblico sta cambiando, si evolve, è la società che sta “crescendo”, pertanto anche la comunicazione deve cambiare il proprio costume per adattarsi alle nuove esigenze del pubblico al quale si rivolge.
Basta fare un confronto fra le prime pubblicità degli anni ’60 con quelle dei giorni nostri, la differenza è evidente.
Quindi tornando all’esempio precedente, il vantaggio del detersivo Dash viene perduto nel momento in cui le massaie trovano le stesse caratteristiche anche in altri prodotti simili.
Quindi Dash ha pensato, per un certo periodo di tempo, di offrire due fustini senza nome al posto di un solo fustino di Dash, ma la casalinga non accettava lo scambio, perché Dash rimaneva sempre il migliore: ecco il messaggio emozionale che giunge al bersaglio!
Siamo fatti di emozioni, questo ci distingue dalle altre specie, non è quindi un difetto o una debolezza, ma una caratteristica di distinzione della specie.
E’ necessario per le imprese assumere un aspetto umano anche per questo motivo: le emozioni.
Quando un’impresa riesce a stimolare le emozioni del pubblico non con il solo scopo di convincelo a comprare qualcosa o a compiere una determinata azione, ma bensì per fargli capire che è costituita da persone umane che mettono a disposizione del pubblico la loro esperienza per offrire una soluzione vantaggiosa alla richiesta delle altre persone e lo fanno con semplicità e in amicizia, in questo caso riesce laddove migliaia di altri hanno fallito e lo farà senza sforzi economici titanici.
Pensateci bene, non è difficile avere un’azienda dal volto umano, è una delle cose più semplici che possiamo realizzare e non è necessario abbattere alcun muro.
Il pubblico stesso sarà attratto da questo tipo di impresa e la pubblicità, a quel punto, diventerà soltanto un mezzo secondario di comunicazione.
E voi, che ne pensate di questo argomento?
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